Intervista a Stefano Merlo

Avanscena incontra il maestro Stefano Merlo, scenografo, regista e pittore di scena. Intervista di Claudio Fresch, luglio 2025.

di Claudio Fresch, luglio 2025

Avanscena incontra il maestro Stefano Merlo nella sua abitazione trevigiana un pomeriggio di
luglio. Fuori il sole scotta nuvole scure che propongono un temporale a venire. Il vento supera il
terrazzo e fa volteggiare le tende della sala. Qui si svolge la conversazione, tra oggetti d’arte,
dipinti e foto. Stefano Merlo racconta ricercando i termini esatti, lima i concetti che meglio
esprimono il pensiero che li sorregge. I ricordi si delineano e rafforzano le idee sul teatro e l’arte.

Avanscena: Qual è il contenuto della sua professione?

Merlo: La mia professione, se dovessi rispondere in termini di fonte di guadagno, è la pittura. Ma il
lavoro in effetti è la scenografia, intendendone la progettazione, la realizzazione, e intorno ad essa
la scultura, e ancora la pittura. Fino ad arrivare alla regia. E tutto ciò che riguarda gli allestimenti.
Quello che m’interessa è il teatro.
Stefano Merlo ci racconta la formazione che segue il percorso conosciuto della frequentazione del
liceo artistico, e poi l’Accademia di Belle Arti a Venezia. E naturalmente le prime esperienze
lavorative. La Bottega Veneziana è stata la vera scuola, nei primi anni ottanta, dove ha avuto come
maestri Poppi Ranchetti e Gianni Bellini, pittori che uscivano dall’esperienza della Scala di
Milano.

Avanscena: Qual è stato l’ultimo impegno artistico che ha vissuto come davvero importante?

Merlo: Vorrei dire Turandot, del 2024. Ma rispondo meglio ricordando Cavalleria Rusticana, nelIl progetto si è completato con totale libertà e serenità. Queste hanno consentito che
i lavori procedessero senza intoppi. Tutto è filato liscio. Si parla del progetto dell’impianto scenico
e della regia. All’inizio di un allestimento regia e scenografia si sviluppano insieme nel dare forma
alle idee, dopodiché, tecnicamente, si separano, regia sullo spartito, scenografia sui bozzetti per poi
riunirsi sul palcoscenico.

Avanscena: Ci parla di un impegno artistico che ha segnato in modo profondo il suo percorso
professionale?

Merlo: Credo che a rendere importante un lavoro e un periodo professionale siano i rapporti umani,
gli incontri nei quali si rivela un’affinità poetica. Questo è accaduto sicuramente nel 2014. La regia
di Elektra di Strauss era di Gianni Amelio, mentre la scenografia portava la firma di Sergio
Tramonti. Penso di poter affermare che fu un’esperienza riuscita. Amelio volle ambientare l’opera
in uno spazio post bellico dell’Italia del sud. La danza di Eletktra trasformata in “taranta”, si rivelò
di particolare efficacia. La rivista Opera dedicò una copertina a quella produzione.

Nell’evocare ricordi talmente importanti la voce di Stefano Merlo assume toni piani, rallentando
per rivivere forse i sentimenti provati e riportarli al presente.

Avanscena: veniamo agli strumenti della sua professione. Ne possiede di personali ai quali si
affida?
Merlo: Trovandomi spesso a lavorare in luoghi diversi, diventa naturale utilizzare quanto viene
messo a disposizione, tuttavia adattando gli strumenti per talune necessità. La canna, invece, la
matitona che utilizziamo per disegnare è personale.

Avanscena: Ci può raccontare la sua metodologia di lavoro?

Merlo: Il mio metodo consiste dapprima nell’analizzare la struttura, studiando i bozzetti di scena.
Ragiono per volumi. Disegno, poi passo ai chiaroscuri e concludo con la finitura dei colori. Tutto
rispecchia il personale modo di vedere la realtà.

Avanscena: Secondo la sua esperienza, in che modo le arti sceniche rispondono ai bisogni
dell’essere umano contemporaneo? Lo spettatore di oggi cosa cerca?

Merlo: Posso parlare del pubblico che conosco, quindi di chi viene a vedere e ad ascoltare l’opera
lirica. Per la maggior parte è un pubblico legato alla tradizione e le sue pretese sono principalmente
legate a questo concetto. In qualche modo subisce quanto gli viene proposto. Si potrebbe dire che
non sono gli spettatori a chiedere un rinnovamento, quanto invece i direttori artistici i quali
svolgono un ruolo di promozione. Tuttavia credo che, in questo ambito, non ci si affidi tanto a
indagini sui gusti del pubblico, quanto invece a delle mode del momento. Le proposte sono
comunque raramente innovative. Ci sono poche commissioni di opere nuove. E in ogni caso queste,
quando vengono messe in scena, quasi mai raggiungono la popolarità.
La scenografia, bisogna dirlo, non è oggetto di critica come la regia o la performance dei cantanti. I
grandi passi in avanti anche della parte scenica si devono ai grandi autori. Penso a Verdi, Strauss,
Puccini che erano non solo inarrivabili musicisti, ma soprattutto uomini di teatro. Nell’attuale fase
storica c’è qualche regia innovativa però legata a opere del passato.

Avanscena: Quali sono le sfide e le potenzialità del suo lavoro per il futuro? Quale ruolo ha la
tecnologia?

Merlo: E’ importante, la si sfrutta quando può essere utile. Ma il suo utilizzo è complesso, richiede
una ricerca attenta. Ad esempio la buona riuscita di un progetto di illuminazione dipende da una
precedente idea pittorica. Bisogna però riconoscerne anche i limiti. In un recente mio allestimento
di Tosca, tutto lo sviluppo dell’opera era sostenuto da un video, il quale è diventato in qualche modo
protagonista e questo non deve accadere. La scenografia è un linguaggio che deve stare al servizio
della drammaturgia, mai prevaricarla.

Avanscena: C’è un’immagine, un gesto, una parola che per lei sono diventati chiave nel suo
modo di lavorare?

Merlo: La scenografia è un lavoro molto spesso faticoso, stressante, che parte dalla progettazione.
Quindi complesso. Sceglierei la parola “leggerezza”. Lavorare con leggerezza. Questa, quando la si
ottiene, viene compresa dal pubblico. Così come la regia. Nel mio teatro le azioni e le immagini
devono essere coerenti con ciò che si ascolta.
Concludiamo la conversazione. Stefano Merlo ci mostra un breve spezzone del film Dante di Pupi
Avati del 2022. In esso lo si vede interpretare il ruolo di un pittore intento ad un affresco

 

 

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