Pier Luigi Pizzi (Milano, 1930) è una delle figure centrali della scenografia e della regia teatrale europea del secondo Novecento. La sua lunga attività, distribuita nell’arco di oltre settant’anni, documenta una ricerca coerente sui rapporti tra testo, spazio e immagine, che ha inciso in modo significativo sull’evoluzione del linguaggio dell’opera.
Ha saputo stupire con una poetica raffinata e rigorosa, interpretando il teatro barocco e i grandi autori del melodramma, tra cui Rossini, Verdi, Puccini ecc..
Numerose sono le sue produzioni memorabili, firmate per il Teatro alla Scala, La Fenice, il Maggio Musicale Fiorentino, lo Sferisterio di Macerata e molti altri teatri d’opera, in Italia e all’estero.
Insignito della Légion d’Honneur in Francia e del titolo di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, continua a emozionare il pubblico con le sue regie, come nella recente Anna Bolena al Gran Teatro La Fenice.
L’intervista qui presentata, condotta in forma scritta da Roberta Gaion e Chiara Massini per il progetto Archivio Attivo di Avanscena (avviato nel 2012), si inserisce in una metodologia che considera la testimonianza diretta come strumento di indagine storica e critica. Non si tratta di un materiale puramente documentario, ma di una fonte che, attraverso la riflessione del protagonista, contribuisce a interrogare le dinamiche di trasmissione e trasformazione del sapere scenico. Siamo immensamente grati al Maestro Pizzi di aver preso parte a questo progetto.

Avanscena: Qual è la questione centrale che sta orientando la sua ricerca artistica in questo periodo?
Pier Luigi Pizzi: Non da ora, da anni , inseguo un ideale dí essenzialità lavorando per sottrazione , rinunciando a qualsiasi pleonasmo, affidandomi esclusivamente a quello che musica e testo mi suggeriscono.
Avanscena: Ha mai vissuto un passaggio storico o critico, oppure incontrato un limite o un confine che abbia modificato significativamente la direzione della sua ricerca?
Pier Luigi Pizzi: Nessun trauma. Il mio è stato un percorso in cui la ricerca è stata da sempre la struttura portante della mia metodologia di lavoro.
Avanscena: Quanto è importante il rigore nel suo lavoro e come riesce a farlo coesistere con la sperimentazione e la contaminazione con altre forme d’arte?
Pier Luigi Pizzi: Parallelamente il rigore ne è stato il filtro necessario.
Avanscena: Quanto conta per lei la fase realizzativa? In quali professionisti (scenografi, pittori, sarti, costumisti, ecc.) ha trovato il supporto ideale per concretizzare la sua visione artistica?
Pier Luigi Pizzi: Qualsiasi tipo di visione artistica ha bisogno di tecnici altamente qualificati per realizzarsi in modo concreto sia dal punto di vista funzionale che estetico. Uno stretto rapporto con loro, la chiarezza, la complicità, la stima reciproca, sono fondamentali per la crescita e il risultato positivo del progetto.
Avanscena: Guardando le sue opere, si resta affascinati da un linguaggio espressivo riconoscibile, ma al tempo stesso capace di abbracciare storie, musiche e contesti storici sempre diversi. Come si riesce a rimanere coerenti con la propria poetica in un teatro contemporaneo in continua trasformazione sociale e tecnologica?
Pier Luigi Pizzi: Chi come me ha vissuto più di settant’anni nel mestiere del teatro, sa che ci si deve affidare alla curiosità. Guardarsi attorno. Non accontentarsi , andare oltre ogni traguardo raggiunto con coerenza e autocritica severa.
Avanscena:Un’ultima curiosità: qual è l’opera teatrale alla quale si sente più legato?
Pier Luigi Pizzi: Non c’è ! Tutte, e sono diverse centinaia, hanno significato qualcosa, anche le meno riuscite. Infiniti gradini di una stessa scala in ascesa continua per raggiungere attraverso la bellezza una impossibile perfezione.
Maestro Pier Luigi Pizzi per Avanscena
Intervista di Roberta Gaion e Chiara Massini
Foto da /www.pressroom.cloud e www.artribune.com
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